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ORGANIC LAVENDER FARM AND AGRITURISMO IN MAREMMA TUSCANY

La grande sete

Come ti ho già raccontato in parte qui, quest’estate la mia zona è stata colpita da una siccità molto seria. Da quando vivo al Podere Argo, vale a dire più di 15 anni, non avevo mai visto niente di simile, si, c’erano già state delle estati molto asciutte con mancanza di pioggia, ma mai come quest’anno.

Dopo un inverno insolitamente mite, con poche gelate, poche piogge e niente neve, in primavera non ha quasi mai piovuto e poi con l’estate il rubinetto si è definitivamente chiuso e ad aggravare la situazione è arrivato il caldo torrido, ed il termometro è salito sopra i 35 gradi.

Tutte le mie colture ne hanno naturalmente sofferto e parecchio; i fagioli che quest’anno ho seminato in ritardo non sono nemmeno nati, l’orto sinergico era una landa desolata, le api con assenza di fiori vagavano disperate in cerca di acqua e di cibo e di conseguenza hanno prodotto pochissimo miele.

Il giardino era tutto secco e la terra era diventata come sabbia. Anche la lavanda, che pure non necessita di molta acqua per vivere, soffriva, soprattutto le piante più piccole, quelle piantate 3 anni fa. Le spighe erano più piccole e rade, e naturalmente anche la mia produzione di olio essenziale di lavanda e di idrolato ne ha risentito molto.

Ogni giorno speravo e pregavo che piovesse, ma niente, e mano a mano che passavano i giorni la siuazione si aggravava sempre di più. Tanto che le mie acerrime nemiche, le erbacce, le più forti e resistenti, anche loro erano sparite.

Quando a luglio le temperature hanno toccato i 40° ho davvero temuto per il peggio, intorno a me le piante erano tutte secche, non c’era l’ombra di un fiore oltre alla lavanda, nei boschi che circondano il nostro podere iniziavo a vedere le grandi fronde delle querce soffrire e ingiallirsi.

Ero triste e disperata, come potevo restare impassibile nel vedere la lenta morte delle piante e degli alberi che per tanti anni mi avevano fatto compagnia ? Il mio cuore era a pezzi, mi sentivo triste e impotente. Pensavo anche ai tanti animali selvatici che vivono in questa zona: cinghiali, volpi, lepri, istrici, tassi, caprioli che sicuramente soffrivano la sete e la fame per mancanza di erba. Cosa stava succedendo alla bellissima natura, florida e selvaggia, della Maremma ?

E’ in quel momento che ho capito appieno la precarietà e le diffcoltà di chi coltiva la terra, e di chi di questo lavoro ne deve ricavare il sostentamento. Mi sono ricordata delle parole del mio adorato vicino Marino, che nelle nostre serata a veglia, mi ripeteva di come il lavoro del contadino è il lavoro più difficile del mondo perché dipende dal volere del cielo, dal tempo metereologico, e che basta un nonnulla per buttare all’aria un raccolto e un anno intero di lavoro. Lui, che aveva lavorato la terra per tutta la vita, e che aveva vissuto in anni molto più duri di ora, lo sapeva bene.

Quest’estate ho anche capito il significato vero della siccità e della carestia, di cosa voglia dire vivere in una zona in cui l’acqua scarseggia, in cui coltivare la terra, far crescere le piante, ma soprattutto riuscire a produrre cibo per il proprio sostentamento diventa difficoltoso se noon impossibile.

Non so se l’hai mai provata, ma è una sensazione bruttissima, d’impotenza, di desolazione e di dolore. Per la prima volta in vita mia ho vissuto sulla mia pelle una situazione estrema, e calcola che comunque io era avvantaggiata, perché la mia era una situazione momentanea, almeno si spera, e che se non riuscivo a produrre verdure, miele o lavanda avevo la possibilità di andare a comprarli al negozio o al supermercato.

Esistono invece nel mondo popolazioni che convivono costantemente con l’assenza di acqua e quindi di cibo, e che per questo muoiono di fame. Situazioni di cui ho sentito parlare fin da quando sono piccola, ma che ho capito fino in fondo solo quando le ho provate sulla mia pelle e vissute in prima persona.

Ecco la grande sete di quest’estate mi ha dato una grande lezione di vita, mi ha insegnato prima di tutto a non dare niente per scontato, nemmeno la cosa più comune e banale per noi, l’acqua, e poi mi ha fatto diventare ancora più sensibile e vicina agli agricoltori che lavorono in situazioni estreme, quelle dei paesi del Terzo Mondo, in cui la vita o la morte dipendono ancora dal raccolto, dal tempo e dall’acqua.

Dopo un’esperienza del genere non potevo certo rimanere impassibile e inerme, ho deciso quindi di agire e dare il mio contributo, anche se minimo, a queste persone. Ci sono grandi novità in arrivo al Podere Argo e se continui a seguirmi le scoprirai molto presto.

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2 risposte

  1. Buonasera ho appena finito di leggere l’articolo sulla grande sete e mi ritrovo totalmente nelle sue parole,nelle sue emozioni.Abito nella provincia di Firenze,coltivo un orto per passione,in famiglia produciamo anche un po’di olio.Ma soprattutto amo la natura ,la vita all’aria aperta,la campagna,i fiori,gli alberi…quest’estate e’stata un duro scontro con la realta’ormai tangibile del cambiamento climatico con cui purtroppo credo dovremo sempre piu’spesso confrontarci.

    1. Buongiorno Irena,
      Che piacere conoscerti e grazie per la tua testimonianza, si è stato un anno molto duro per la campagna questo ed anche qui da qualche anno notiamo un preoccupante cambiamento climatico. Speriamo che l’anno che sta per arrivare sia meglio.
      Un caro saluto, Beatrice

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