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Non è mai troppo tardi

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La scorsa settimana è andata in onda su Rai 1 la fiction Non è mai troppo tardi dedicata alla vita di Alberto Manzi, maestro, pedagogista, scrittore e conduttore della celebre trasmissione Non è mai troppo tardi attraverso cui ha insegnato a leggere e a scrivere a un milione e mezzo di italiani.

Viola e Ambra, che solitamente non hanno il permesso di guardare la televisione dopo cena, mi hanno chiesto di guardarla, perché ne avevano sentito parlare a scuola. Alberto Manzi è molto conosciuto qui in Maremma, essendo stato sindaco di Pitigliano dal 1995 al 1997.

Per questa volta ho deciso di infrangere la regola, abbiamo così guardato insieme la fiction che ripercorre la vita del maestro Manzi dall’inizio della sua carriera come educatore in un carcere minorile a Roma fino ai suoi esordi come conduttore della celebre trasmissione per analfabeti.

La figura di quest’uomo e maestro, di cui io conoscevo molto poco,  controcorrente, innovativo e rivoluzionario ci ha affascinato e emozionato, siamo rimaste incollate davanti alla televisione nonostante l’ora tarda.

Alberto Manzi era un maestro anticonformista e innovativo, usava un metodo d’insegnamento dove era il bambino con le sue esigenze ad essere messo al centro, in forma attiva e non passiva. Nelle sue lezioni non trasmetteva semplici nozioni ma voleva che i suoi alunni imparassero ad usare la propria testa per comprendere il mondo e se stessi, era anche convinto che una società migliore potesse essere costruita proprio a partire dalla scuola. Insegnava ai bambini ad avere fiducia in se stessi, a sviluppare la curiosità per i fatti del mondo e a rispettare cose e persone. Non dava delle risposte, ma forniva ai suoi alunni gli strumenti per trovare le soluzioni autonomamente.

Il maestro Manzi era anche contrario ad ogni forma di valutazione e si rifiutava di redigere le schede di valutazione. Al posto dei giudizi scriveva ‘fa quel che può e quel che non può non fa’, una radicale presa di posizione che lo portò per ben sette volte davanti alla commissione disciplinare del Ministero dell’Istruzione, ma a lui non importava, davanti a tutto metteva sempre il bene dei bambini. 

Rivoluzionario anche nella gestione delle sue classi, Manzi non usava né cattedra nè registri, sul terrazzo della scuola teneva gli animali e allestiva orti. Nelle sue classi non esistevano primo e ultimo banco, la classe era uno spazio libero dove i bambini dovevano imparare a convivere e collaborare.
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Anche in veste di conduttore della trasmissione Non è mai troppo tardi per insegnare a leggere e a scrivere a analfabeti di ogni età, Manzi usava una metodologia didattica innovativa e “multimediale”, usando una lavagna a grandi fogli e un carboncino dove tracciava schizzi e disegni, per questo si può considerare un precursore dell’e-learning odierno.
Il giorno dopo la fiction, le bacheche di Facebook dei miei amici di Pitigliano, Sovana e Sorano erano piene di commossi ricordi di Alberto Manzi, persone che avevano avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e di vederlo in azione in una classe di scuola, ricordi che la fiction aveva fatto riaffiorare in superficie.
Anche Viola e Ambra, pur non avendolo mai conosciuto personalmente, sono rimaste profondamente colpite dalla figura del maestro Manzi, dal suo entusiasmo e dalla sua passione nell’insegnare che traspare nella fiction e nell’interpretazione di Claudio Santamaria, e per giorni non hanno parlato d’altro in casa.
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Hanno voluto provare a imitare una sua lezione di Non è mai troppo tardi, utilizzando al posto della lavagna a grandi fogli, la nostra porta-lavagna in cucina. Si sono anche documentate sulla sua vita a Pitigliano e mi hanno chiesto di andarne a visitare la tomba a Sorano.
E io naturalmente le ho accontentate. 
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Ora che abbiamo scoperto il maestro Manzi abbiamo intenzione di approfondire la conoscenza del Manzi scrittore per ragazzi, nei prossimi giorni andremo alla Biblioteca di Pitigliano a fare scorta dei suoi libri e li leggeremo come  lettura della buonanotte. 

Non è mai troppo tardi per conoscere un grande uomo.
Per finire ecco la lettera che Manzi scrisse nel 1976 ai suoi allievi di quinta elementare alla fine dell’anno scolastico:
“Abbiamo camminato insieme per cinque anni.

Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti .

Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore.

Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. E’ vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. E in fondo siamo stati felici.

Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti “sangue dello stesso sangue”. Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi.

Spero che abbiate capito quel che ho cercato sempre di farvi comprendere: NON RINUNCIATE MAI, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, AD ESSERE VOI STESSI.
Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o “addomesticare” come vorrebbe

Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra sempre identico e non lo è mai.

Voi proseguite e la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. E’ vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario. D’altra parte voi non ne avete bisogno.

Siete capaci di camminare da soli e a testa alta, PERCHE’ NESSUNO DI VOI E’ INCAPACE DI FARLO. Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi, SE VOI NON VOLETE.

Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello SEMPRE in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo, e voi dovere ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza, e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa sempre riuscire ad amare, e… amore, amore.

Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio. Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi. E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto.

Ma se qualcuno, qualcosa, vorrà distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché voi siete parte di me, e io di voi.
Ciao, Alberto Manzi”

Una risposta

  1. Il maestro Manzi non verrà mai abbastanza ringraziato, ricordato, preso in considerazione.Per quello che ha fatto, per come lo ha fatto. Per chi è stato.E continua ad essere. Lui, il mondo lo ha cambiato davvero, e forse “il mondo” , scolastico e non, dovrebbe ispirarsi un po’ di più a lui.Non è mai troppo tardi.

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