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ORGANIC LAVENDER FARM AND AGRITURISMO IN MAREMMA TUSCANY

Fare il fieno, ieri e oggi

Foto di Matteo Fini
Foto di Matteo Fini

Amo il mese di giugno perché qui nella nostra campagna di Maremma è tutto un brulicare di trattori. Le nostre strade, piccole e deserte, distese in mezzo ai campi, a giugno si trasformano in autostrade trafficate attraversate da giganteschi “mostri” motorizzati. Tutti intenti a preparare il fieno per gli animali.

A me piace passeggiare e osservare le varie fasi della sua lavorazione. Si inizia con la falciatura, che diffonde nell’aria quell’inconfondibile odore di fieno appena tagliato, odore d’estate. Mentre guardo i campi pieni di fieno tagliato e accumulato in file, mi sembra di trovarmi di fronte a un mare agitato e inquieto che aspetta solo di essere domato.

My beautiful picture

Un po’ di quiete, giusto il tempo per far seccare il fieno e poi ecco di nuovo altri trattori in arrivo. Il loro compito è quello di  cavalcare queste onde e trasformarle in balle o rotoballe.

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Ora il lavoro è concluso, il fieno è fatto, la pioggia è stata scongiurata. Tutt’intorno nella campagna può nuovamente scendere la calma, la quiete. Nei campi restano solo loro, le rotoballe, ferme e immobili come pedine di un’immensa scacchiera in attesa di essere giocate.

Mentre passeggio nei campi e osservo la lavorazione del fieno mi capita spesso di incontrare Marino, il mio vicino di 90 anni. Appena lo vedo penso a quante volte ha assistito a questo meraviglioso spettacolo e quante volte vi ha partecipato come attore. Non riesco a trattenermi e inizio a fargli domande, sono curiosa, voglio conoscere cosa succedeva in passato.

“Marino come facevate voi il fieno quando eri giovane e non c’erano ancora i trattori ?”

Marino come sempre non se lo fa chiedere due volte e con la sua stupenda generosità mi regala un altro dei suoi magnifici racconti…..

Noi il fieno lo facevamo a maggio, dai primi a mezzo maggio. Mi ricordo da piccolo quando mio padre mi diceva “Stamattina tagliamo il fieno e poi andiamo tutti alla fiera di mezzo maggio ad Acquapendente a piedi”. Un tempo il fieno si falciava a mano con la falce fienaia. Ci si aiutava tra vicini, a turno si andava nei podere a dare una mano. Era uno scambia a rotazione, un anno eri il primo e l’anno successivo eri l’ultimo. Nel campo quando si falciava si partiva in fila ma non tutti alla stessa altezza, a scaletta, altrimenti con il movimento della falce fienaia si rischiava di ferirsi a vicenda.

Una volta falciato il fieno si accordonava (si ammucchiava) nei “cordoni” e si lasciava seccare a terra. Quando sopra era secco passavamo con i forconi di ferro e giravamo il fieno per farlo seccare meglio e più velocemente. Poi si preparavano dei mucchi di fieno con i forconi per caricarlo sui carri trasportati dai buoi e portarlo nell’aia. Qui il fieno veniva scaricato e si conservava senza farlo marcire sotto forma di pagliaio

“Marino che differenza c’è tra il fieno e la paglia ?”

La differenza tra il fieno e la paglia è la stessa che c’è tra il primo vino e il vino annacquato. Il fieno lo tagli quando l’erba è ancora verde, mentre la paglia la tagli quando il grano o l’orzo è già secco.

“Marino di che cosa era fatto il vostro fieno ?”

Il fieno poteva essere fatto con un erbaio naturale o selvatico, il primo ad essere falciato, con l’erba medica, il più buono o con il bolognino. 

Io per fortuna il fieno l’ho falciato a mano solo una volta perché l’anno dopo sono arrivate le falciatrici e così almeno questo lavoro non lo dovevamo fare manualmente, già era tanto. Solo con l’Ente Maremma, negli anni ’50, è iniziata la meccanizzazione e sono arrivate le presse, da allora il nostro lavoro è molto diminuito.

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Ringrazio il mio amico Matteo Fini, bravissimo fotografo e blogger , per avermi dato il permesso di pubblicare la sua foto scattata qualche anno fa qui intorno al Podere Argo 😉

 

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0 risposte

  1. L’odore del fieno è per me una vera poesia, un inno della terra, della natura!! A kiss for M. e un abbraccio, con tuffo nel fieno appena falciato, per voi, bellagente!! <3

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