Lo so Natale è già passato, con i suoi pranzi, cene, regali, panettoni, torroni, luci, candele. Ma io ancora non vi ho descritto la cena della vigilia di Natale di una volta, come vi avevo promesso qui. Il menù tradizionale, quello che si usava mangiare nei poderi nella campagna intorno a me, 80 anni fa. Una tradizione che si è mantenuta intatta nel tempo, perché questo menù è tale e quale quello che hanno preparato i miei vicini poche sere fa.
La prima regola fondamentale della vigilia, che per me che ho una madre musulmana non è tanto scontata, è assolutamente niente carne.
MENU’ DELLA CENA DELLA VIGILIA IN MAREMMA
–Antipasto: Crostino al cavolfiore
Ecco la ricetta:
Si prende del pane abbruscato (abbrustolito), si taglia a fette non troppo erte (spesse) e a chi piace si strofina sopra l’aglio. Si lessa il cavolfiore nell’acqua, si scola e con l’acqua di cottura si bagna il pane. Si mette la fetta di pane sul piatto, si condisce con l’olio, si adagia sopra del cavolfiore e si sala. Ecco pronto un piatto tanto semplice quanto delizioso.
– Primo: Minestra di ceci con tagliolini o Tagliatelle dolci
La minestra di ceci con tagliolini (pasta all’uovo tagliata a forma di piccoli rettangoli). Si prepara un soffritto a base di cipolla, carota e sedano, poi si aggiungono i ceci secchi e l’acqua e si fa cuocere. Una volta era tradizione anche aggiungerci per insaporirla un po’ un’acciuga sotto sale e una castagna. Quando la minestra era quasi cotta si aggiungevano i tagliolini.
Un altro primo piatto tipico della vigilia erano le fettuccine con le noci e il miele, oppure con la variante zucchero (niente miele) e cannella. Fettuccine fatte in casa, una sfoglia stesa a mano con il lansagnolo sulla spianatoia della cucina, con la farina fatta con il grano di casa, le uova delle galline del pollaio. Come condimento le noci tritate e poi il miele, perché a quell’epoca ogni podere allevava le api. Oppure con la variante zucchero e cannella. Quanto sono buone non ve lo so descrivere e se avanzano il giorno dopo lo sono ancora di più. A quei tempi se avanzavano le mangiavano a colazione.
– Secondo: Baccalà
Per secondo non poteva mancare il baccalà,il merluzzo, conservato sotto sale e in seguito essiccato. Era l’unico pesce che era disponibile qui nelle campagne, quando ancora l’elettricità non c’era e quindi neppure i frigoriferi. L’unico modo di mangiare il pesce era quello di comprarlo sotto sale. Il baccalà veniva dissalato, mettendolo a bagno per un giorno e cambiando l’acqua più volte. Poi si cucinava o arrosto, sulla brace del camino e poi si condiva con olio e finocchio selvatico, oppure in umido con un sugo di pomodoro.
M, il mio vicino, mi racconta di cene da sogno in modo talmente dettagliato che io me le immagino quelle tavolate che non finiscono mai. Le famiglie erano molto numerose a quei tempi, la media era 8 o 9 figli, si mangiava in cucine enormi con un grande focolare, il ceppo di Natale che bruciava, i gatti sotto il tavolo che mangiano gli avanzi. Perché come mi dice sempre M., la porta del suo podere, quando lui era bambino, aveva nella parte inferiore un buco talmente grande che ci passavano sotto i gatti. Che profumi dovevano venire da quelle cucine, dove tutto era genuino, fatto in casa, dove tutto proveniva dai campi, dagli orti, dalle stalle o dai pollai. A quei tempi l’unica cosa che compravamo, parole di M., era lo zucchero e l’olio. Il menù era semplice, solo verdure e frutti di stagione, ma quanto ci vorrei essere stata pure io a quelle cene.
A quei tempi qui non c’era un dolce tipico natalizio, a volte per la vigilia si facevano i tortelli dolci fritti, fatti con pasta all’uovo farcita con ricotta, zucchero e il liquore alkermes. Si friggevano dentro al grande paiolo attaccato con un grande catenaccio dentro al camino con lo strutto. Erano talmente buoni che M. dice che facevano leccare i baffi anche a chi i baffi non ce li aveva !
Dopo cena si partiva a piedi per andare alla messa di mezzanotte a Castell’Ottieri, un piccolo paesino che dista da qui 3 km. Si partiva in 2 o 3 e sulla strada si aggregavano altre persone, quando si arrivava eravamo una trentina.
Tutti i racconti di M. classe 1923, finiscono allo stesso modo…”non avevamo niente rispetto a ora ma eravamo più felici e mangiavamo molto meglio.”
E da voi che tradizioni ci sono per la vigilia di Natale ?
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Splendido racconto. Davvero!
Grazie ;-)))
Cena di magro…….ravioli di ricotta oppure di zucca, lumache, anguilla in carpione, pesce, spinaci,…frutta secca e agrumi…I tortelli fritti erano per Natale, con un ripieno di mostarda trita,spennellati con miele….un
capolavoro della mamma!!!
Che bontà !! Grazie Cecilia per la tua testimonianza 😉